sandro ha scritto:Sabato 30 maggio piovigginoso sabato Santa Giovanna d'Arco
Temperatura fresca,per il periodo.
Bene,ho lasciato stemperare la mia amarezza di qualche giorno fa.
Da lunedi, la mia pausa di riflessione mi ha permesso di dedicarmi con soddisfazione
all’orto della mia isoletta ed alla lettura dell’Alberto Fortelli.
D’ora in avanti lo chiamerò,irrispettosamente “l’Alberto”,con l’articolo avanti,da buon lumbard.
Una piccola parentesi,ininfluente nel fine,leggera nella sostanza :
L’Alberto ha per caso nel suo albero genealogico qualche radice nordica ?
Si perché ha un cognome vagamente famigliare…..
Non è di questo che voglio parlare. Ma della lettura delle sue.
La presentazione del libro è stata perfetta,completamente veritiera,fedele.
Non un libro di meteorologia,ma un breve romanzo di vita vissuta,un film già visto,con la colonna sonora della passione meteo.
Già visto perché anche il sottoscritto ha vissuto con la compagnia,quasi un’ombra,della passione meteorologica.
L’Alberto mi ha fatto rivivere emozioni sopite,addirittura qualcuna dimenticata.
Saltandone qualcun’ altra. Ma di questo ne parlerò alla fine,sperando di non dimenticarmene.
Nel mio caso,il ruolo fondante della passione non è stato mio padre,seppur persona che,
da semplice carpentiere,comprava ogni giorno il quotidiano,cosa assai rara,a quei tempi.
Ma è stato il fantastico luogo in cui sono nato e cresciuto.
Il lago,il mio lago Maggiore,che divideva l’ombra del grande noce,sul colle di Mombello, da me e il Monte Rosa.
Non c’erano siepi che mi nascondevano il mondo,ma c’era il Monte Rosa,
ghiacciaio sempre bianco,da dietro il quale arrivavano i nerissimi nuvoloni nei pomeriggi estivi,
e le bianche nuvole cariche di neve da novembre a maggio.
A nove,dieci anni non fantasticavo su mondi a Nord o ad Est,men che meno a Sud.
Ma solo a quelli dietro il Monte Rosa,che sapevo ad Ovest, dal Piemonte,pilastri del mio fantasticare.
Ironia della sorte,per andare a vivere la quasi totalità della vita a Sud,ma questo è un altro capitolo.
Un capitolo importante,però,perché il mio DNA era di LAveno Mombello,
e scendendo al Sud ho dovuto resettare tutti i miei parametri vitali.
Dall’intolleranza al caldo,alla provenienza delle meteore,alla direzione dei venti prevalenti,
alla quantità di neve e pioggia e tant’altre cose che ancor non narro.
E com’era bello vedere avvicinarsi il temporale da dietro il Ghiacciaio,anche se,spesso,
questo si tramutava in una corsa contro il tempo a radunare in lunghe file l’erba tagliata,non ancora fieno,per non farla marcire.
Passato il temporale,la si doveva sparpagliare di nuovo,per farla seccare.
Per inciso,quasi mai il temporale arrivava da sud,ma sempre da Ovest,quello che io a volte il credevo Nord.
Poi,forse dal manuale delle Giovani Marmotte,comprato a suon di sacrifici
,ho imparato i punti cardinali,partendo dal muschio sugli alberi,alla nascita ed al tramonto del Sole.
Certamente invidio le passeggiate sul lungomare Caracciolo,ma anche le camminate sui crinali lombardi e piemontesi,
con i loro immancabili laghi piccini o enormi,non sono dimenticabili.
D’estate,un flagello era certamente rappresentato dalle grandinate,pur spettacolari,
che abbassavano le temperature di parecchi gradi,oltre a distruggere la frutta di cui era ricca la mia zona.
Più che dai rari termometri,un piccolo lusso nelle case di quei tempi,avevamo altri indicatori delle temperature.
Escluse preoccupazioni per quelle estive,da noi erano importanti solo quelle invernali.
Un secchio d’acqua lasciato fuori,ci indicava lo zero termico,ghiacciando in superficie.
Più era ghiacciato in profondità,più la temperatura era bassa.
Un brutto ricordo era rappresentato dai modesti e preziosi panni stesi sul fil di ferro all’esterno :
se non li ritiravi in tempo,verso le quattro gelavano come stoccafissi,rompendosi mentre li maneggiavi.
A quell’ora le stupide galline,si erano già ritirate nella stalla,
ancor prima delle tre se sentivano un peggioramento del tempo.
Dopo tre,quattro giorni di terreni gelati anche a mezzogiorno,se improvvisamente “rimollava”,
cioè si scongelava la terra,ecco la certezza che avrebbe nevicato.
Non lo sapevamo ancora,ma il fronte caldo che precedeva il maltempo,rialzava le temperatura appena sopra zero,
per poi scendere verso le cinque di sera e permettere l’attecchimento certo della neve.
Se il giorno dopo,verso le tre del pomeriggio,la neve non si era trasformata in acqua,
avrebbe continuato a nevicare per almeno altre ventiquattro ore.
Vorrei aprire una piccola parentesi : sento tanti parlare,compreso l’Alberto,di meravigliosi fiocchi grandi,come lenzuola.
Quello per noi era un brutto segno,essendo la nevicata a fiocchi piccoli più durevole,meglio ancora se ventata.
Il fiocco grande era indicativo di temperature più alte,foriera di trasformazione della magica meteora in acqua.
I temi assegnati al Nord,ben diversi da “La neve a Napoli,piacevole sorpresa” erano
“Natale senza neve,focaccia senza zucchero”,oppure “sotto la neve pane,sotto l’acqua fame,che ne pensi ?”
per finire a “non c’è inverno senza neve e non c’è felicità senza amici”.
Solo nel 1981,a 26 anni,acquistai il mio primo libro di meteorologia,quel “che tempo farà” Di Bernacca.
Nel frattempo avevo vissuto la mia prima esperienza di guida sulla neve,
il 1° o due novembre 73,andando ad un cimitero dove riposavano i famigliari di mia mamma.
Di questo ne ho scritto un raccontino,già pubblicato in passato sul forum.
Capitolo delle trombe d’aria : l’unico ricordo è degli anni sessanta,
quando una di loro scoperchiò una bella villetta a duecento metri da casa mia;purtroppo non la vidi,
ma vidì solo i suoi effetti disatrosi.
Mi piacerebbe vederne qualcuna in mare,lontana,a distanza di sicurezza. LA prudenza mi accompagna spesso.
Quando l’Alberto parla delle sue vacanze estive ad Alfedena e passo Godi,mi ricorda la seconda delle più belle nevicate della mia vita.
LA prima,senza ombra di dubbio,e dell’inverno del 1978.
Mi ero sposato nell’Autunno 1977,e avevamo comprato una casetta a Casalzuigno,nella Valcuvia Lombarda.
In due giorni caddero più di due metri di neve,che assestata,divennero un metro e venti.
Mai più vista tanta neve,rimanemmo isolati per una settimana,
perché non c’erano i mezzi antineve di oggi,e veniva tolta dalle strade con dei trattori agricoli,
a cui veniva agganciata la “cala”,triangolo di quattro o cinque metri,riempito di sabbia.
La seconda,appunto ad Alfedena.
Partimmo con un pulman a due piani,circo cento persone,per raggiungere Scanno e passo Godi.
Le previsioni erano allarmistiche,ma nessuno se ne preoccupò.
Arrivati nel centro di Villetta Barrea,verso le venti,già c’erano una ventina di centimetri di neve.
In una strettoia,il maxipulman,non riusci a girare nella curva molto stretta.
Allora fece retromarcia,fino alla piazzetta,che è in piano.
Scendemmo tutti,o quasi,sotto la neve ,mentre gli autisti tentavano di mettere le catene.
Che risate,mentre intanto continuava fitta fitta ,accumulando centimetri su centimetri,la neve.
Mi ricordo che io e mia moglie facemmo una passeggiata indimenticabile sotto la neve,nel silenzio della notte.
Verso mezzanotte le catene,in qualche modo furono montate,
ma i gitanti se erano divisi sulla pericolosità della situazione,e non volevamo continuare.
Aiutati da due agenti Forestali,io e un mio cugino di Caserta,cominciammo il giro degli alberghi,
per trovare un rifugio per la notte,Sistemare cento persone di venerdi sera non fu facile.
Se fosse stato sabato sarebbe stato impossibile.
A quei tempi febbraio sono strapieni,nel fine settimana.
Ricordo che ci fecero mangiare panini con salumi e formaggi,essendo chiuse le cucine.
Il sabato mattina,fra litigi e minacce,tornammo indietro.
Doveva essere il 1995,perché c’era con noi un nipote nato da un annetto.
Anche il 23 novembre 1980,tragicamente indimenticabile,
lo ricordo anche per un fenomeno inconsueto che ci accompagnò per tutto il giorno : la nebbia.
Il 23 novembre è san Clementeonomastico di mio suocero e di innumerevoli nipoti,
e ci riunimmo a casa di una cognata per festeggiare.
Al risveglio c’era una fitta nebbia,ma mia moglie mi rassicurò,dicendo che qui la nebbia mattutina svanisce al primo sole,
e sarebbe stata una bella giornata serena.
Si sollevò,è vero,ma si mantenne una certa foschia.
Verso le quattro scese fittissima,anche preoccupante.
La sera,a festa finita,stavo vedendo un tempo differito di Juventus-Inter,
e si scatenò l’inferno,preceduto da un forte rombo,che scambiai per un temporale.
Avemmo pochi danni,in casa,ma trascorremmo come quasi tutti a Telese,
la notte in strada,tra fuochi e solidarietà fra gli abitanti.
L’Alberto confessa di aver invidiato lo zio Lello,per la sua casa alle falde del Vesuvio.
Come cambiano le prospettive viste da diversi punti di vista.
Siamo abituati a pensare agli abitanti della cintura attorno al gigante dormiente come persone in perenne pericolo.
C’è da riflettere veramente sulla situazione reale.
Questo periodo,fra chiusura ed aperture,ci ha comunque permesso,
anche se non a tutti,di dedicarci anche a cose trascurate,come la lettura.
Leggere questo breve romanzo mi ha fatto passare alcune belle ore a leggere prima,
ed a commentarlo dopo,trovando tante analogie.
Se posso,un rimprovero per l’Alberto ce l’ho :
non ho visto cenni sul febbraio 2012,mese in cui sono andato in Terra Santa per una settimana.
Partimmo da Roma con le strade ghiacciate,con Fiumicino coperto di neve,
il Sannio e l’Avellinese furono sommerse di neve.
Non mi sono goduto il periodo,anche se dagli alberghi Israeliani non mancavo di collegarmi ogni sera via internet.
E non mi basta la magra consolazione di aver visto qualche fiocco di neve anche a Gerusalemme.
Magari si sarà “stipate” queste giornate per il prossimo libro.
Vedremo.
Ciao a Sandro e a tutti gli amici del forum........
Ti ringrazio in primis per aver dato ampia dimostrazione di aver letto il libro
e per le tue solite argute, profonde ed intimistiche considerazioni.
Spero che tu nel leggere le mie pagine abbia provato, anche solo in piccola parte, il piacere che ho sempre provato io nel leggere ciò che tu scrivi da tempo sulle pagine di questo forum, associato a quelle opere d'arte che sono le tue foto. Opere d'arte, soprattutto in relazione alla loro capacità di prenderti per mano, inglobarti e farti vivere la loro essenza, di coinvolgerti emotivamente......
Ma veniamo ora ai riferimenti puntuali: il Fortelli non è l'Esposito .... e infatti le origini di mio padre si collocano dalle parti di La Spezia.
Febbraio 2012 : fuori tempo massimo..... ma non credo che a breve mi avventurerò in un altro racconto..... i miei racconti devono riferirsi ad epoche anteriori di almeno 30 anni rispetto al momento che metto su carta........ quindi fammi fare un rapido calcolo...... mumble mumble..... quindi, non leggerete mai altri miei racconti
Comunque a parte gli scherzi, un grazie di cuore a Sandrone.....