Corno Grande Gran Sasso mt 2912
Inviato: martedì 14 agosto 2018, 0:13
Stamattina grandissima escursione sul corno grande del Gran Sasso la vetta appenninica di 2912 mt.
Insieme al mitico Verdeirpinia siamo partiti alle 6 da casa mia alla volta di Campo imperatore dove ci siamo trovati a metter su scarponcini e zaini alle ore 9.30 acquistati panini con salsciccia e acqua alle 10 ci siamo incamminati verso la vetta.
Lungo il tragitto ci siamo fermati presso il bar la Pesa del pianoro delle cinquemiglia dove la temperatura era di 9° e la minima odierna di 3.9°. ho potuto constatare personalmente l'ottima installazione su prato a 2 mt dal suolo della Davis VP2
Verde, si è gustato il classico cappuccino del professore associato ad un ottimo pasticcino alla mela, io un caffè con identico pasticcino.
Successivamente siamo saliti verso Campo Imperatore quando ad un tratto si staglia all'orizzonte visivo la mitica sagoma del Corno Grande
Giunti a Campo imperatore come detto alle 9.30 ci vestiamo e iniziamo la salita verso il Rifugio Garibaldi la cui salita è subito ripida e mette alla prova le gambe e il fiato in quota.
La cima del Corno Grande si staglia subito a dominare lo sguardo e ad intimarci " volete conquistarmi ? e allora dovrete faticare"
Lungo la salita il prof mi intimava ripetutamente di scattargli foto ma io ero molto concentrato sulla salita e ne ho scattate meno di quante lui desiderasse.. durante questo primo strappetto il prof commette un errore fondamentale che pagherà successivamente..
Al rifugio Duca degli Abruzzi temperatura sui 13° e minima a 9.3°
ci prendiamo un caffè e firmiamo il libro dei visitatori del rifugio
all'esterno ci scattiamo qualche foto
Il Corno grande continua ad intimarci di raggiungerlo...
Lungo il percorso del sentiero si incontrano subito tracce di nivai residui color rosa sabbia deserto quasi invisibili in foto ma presenti.. al centro in basso uno di questi
Continuiamo la salita e il prof continua a chiedermi di scattare foto forse perchè già presagiva il seguito?
Giungiamo ad un bivio dove si può decidere se salire per la direttissima o per la via normale. La nostra scelta era già decisa in partenza per la normale che essendo meno ripida è però molto più lunga da percorrere e non certamente meno faticosa.
Si percorrono scenari di incomparabile bellezza paesaggistica sino a giungere con un facile sentiero in sali scendi l'attacco alla salita del brecciaio.. la salita è particolarmente ripida ed esposta al sole ed è oltremodo faticosa a causa del brecciolino che sotto i piedi fa fare poca presa in salita perdendo aderenza. nonostante questo il nostro rapido passo ci consente di raggiungere e superare numerose persone che salivano come noi il sentiero e dopo una lunga fatica giungiamo in alto oltre i 2500 alla sella del Brecciaio
Da qui inizia un tratto di salita sempre più pendente e lo scenario del corno piccolo e della sela dei due corni spicca alla nostra sinistra
sulla destra invece si scorge il profilo della cresta della vetta occidentale che sarà la "nostra" meta con alcuni nivai ben visibili anche in foto
A questo punto durante un tratto di salita a quota 2700 mt circa il prof paga l'errore commesso in partenza...
In pratica appena iniziata la salita da buon ingordo qual è si è mangiato il panino salsiccia e scamorza e bevuto caffè al rifugio.. la dura e rapida salita percorsa fino a quel momento mettono a dura prova la digestione del prof e il suo cervello inizia a dare segnali di sconnessione... Gli gira la testa.. ci fermiamo..aspettiamo ma niente.. non ne vuol sapere di continuare.. a quel punto quasi mi ordina di andare avanti da solo mentre lui mi avrebbe atteso li o lentamente sceso..
eccolo con il suo cappellino rosso negli ultimi momenti della sua salita...
a quel punto io decido di salire mancavano 30 minuti di ripido strappo finale, ma in cuor mio avevo perso il mio "compagno di cordata" e la salita la proseguo in solitario. In solitario poi si fa per dire in quanto fiumane di persone salgono e scendono per la via normale come file di Sherpa nepalesi in Tibet...
nonostante l'affollamento proseguo la mia salita e proprio per evitare la folla evito il sentiero della via normale principale e mi dirigo leggermente a sinistra su un sentiero laterale che sale lungo il bordo del ghiacciaio del Calderone..
Da questo sentiero ghiaioso fatto di roccette affilate e taglienti non ci passava nessuno solo io e alla mia sinistra il rifugio Franchetti appariva come un puntino in basso con il suo tetto rosso.
Arrivo cosi a scorgere ed ammirare il ghiacciaio del Calderone, spettacolo della natura che appaga delle fatiche... la morena glaciale è ricoperta di detriti e polveri merdose africane ma mantiene intatto il suo fascino di ghiacciaio perenne più a sud d'Europa...
Nonostante i circa 10/11 gradi di temperatura, la salita e il sole estivo picchiano forte e il calore e il sudore gelano sotto i colpi di vento tagliente che a folate mi investe..
Durante la salita si ammira il lago di Campotosto che si staglia in basso a 1300 mt circa sul livello del mare..
Dopo un ulteriore strappetto finale non molto difficile giungo finalmente all'agoniata vetta occidentale mt. 2912 la cima appenninica peninsulare più alta della catena omonima.
In cima c'è un certo affollamento dovuto al fatto che si guereggia per farsi la foto accanto alla croce e alla meritata pausa pranzo con panini succhi e chi più ne ha più ne metta.. giungono in vetta anche cani al guinzaglio..
Sul masso della vetta scatto questa foto con il cellulare poggiato ai 2912 mt , il punto più elevato in assoluto della roccia è quello visibile sulla sinistra in primo piano nella foto.. sullo sfondo il pianoro di campo imperatore..
Firmo il confusionario e disordinatissimo libro di vetta mi faccio scattare una foto con accanto la croce e a quel punto faccio pausa anche io mangiandomi il mio panino e bevendomi la residua acqua della bottiglia. solo mezzo litro di acqua mi son portato dietro sbagliando in quanto al rientro arso dalla sete mi sono sgolato due the freddi e mezzo litro di acqua naturale..
incomincio cosi dopo 2 ore e 30 di salita una pausa di 20 minuti che avrei voluto non finisse mai, ma il pensiero mio andava anche al prof e alle sue condizioni fisiche che non ero in grado di conoscere in quanto come ammesso da lui dopo , preso dall'emozione aveva dimenticato il suo cellulare in auto e cosi i miei numerosi tentativi di contattarlo cadevano nel vuoto come pietre rotolanti dalla cima.
Da quest'ultima lo spettacolo visivo è notevole si abbracciano tutti i rilievi dell'italia centrale e il pendio dal lato teramano è veramente ripido.
ecco il video che mostra il panorama verso la piana di campo imperatore visibile alla fine del filmato alla destra della croce.
A quel punto dopo venti minuti circa di pausa decido anticipatamente di riscendere e inizio la mia calata verso il basso rapidamente anche alla ricerca delle tracce perdute del prof.
Lungo la discesa speravo di trovarlo su questo nivaio resuiduo ma niente..non è lui quella persona che si nota nella foto
Lungo la ripida discesa la fatica non la sento proprio anzi avverto il freddo e indosso la felpa che tiro fuori dallo zaino.
Arrivato sul breccione in discesa il caldo è intenso al sole e me la tolgo subito, di buona lena supero parecchie persone che tornano anche loro alla base sperando di rincontrare il prof ma niente..
incontro invece persone che si godono quel momento magnifico del contemplare il paesaggio estivo montano
Scendo ancora proseguendo il sentiero
e infine giungo da dove eravamo partiti davanti all'osservatorio astronomico
alle spalle di esso accanto la mia auto vedo finalmente il prof vivo e vegeto che mi accoglie contento sebbene dispiaciuto chiedendomi se ero giunto in vetta.. io gli avevo mandato messaggi e foto dalla vetta ma lui non li ha visti in quanto il suo cellulare come detto l'ha dimenticato in auto.
A quel punto ci rifocilliamo ancora prima di ripartire per Napoli.
il termo auto segna tanti gradi in auto e pochini fuori
Gli scarponi mostrano i segni delle 6 ore di cammino sui sassi del massiccio più bello d'Abruzzo...
Insieme al mitico Verdeirpinia siamo partiti alle 6 da casa mia alla volta di Campo imperatore dove ci siamo trovati a metter su scarponcini e zaini alle ore 9.30 acquistati panini con salsciccia e acqua alle 10 ci siamo incamminati verso la vetta.
Lungo il tragitto ci siamo fermati presso il bar la Pesa del pianoro delle cinquemiglia dove la temperatura era di 9° e la minima odierna di 3.9°. ho potuto constatare personalmente l'ottima installazione su prato a 2 mt dal suolo della Davis VP2
Verde, si è gustato il classico cappuccino del professore associato ad un ottimo pasticcino alla mela, io un caffè con identico pasticcino.
Successivamente siamo saliti verso Campo Imperatore quando ad un tratto si staglia all'orizzonte visivo la mitica sagoma del Corno Grande
Giunti a Campo imperatore come detto alle 9.30 ci vestiamo e iniziamo la salita verso il Rifugio Garibaldi la cui salita è subito ripida e mette alla prova le gambe e il fiato in quota.
La cima del Corno Grande si staglia subito a dominare lo sguardo e ad intimarci " volete conquistarmi ? e allora dovrete faticare"
Lungo la salita il prof mi intimava ripetutamente di scattargli foto ma io ero molto concentrato sulla salita e ne ho scattate meno di quante lui desiderasse.. durante questo primo strappetto il prof commette un errore fondamentale che pagherà successivamente..
Al rifugio Duca degli Abruzzi temperatura sui 13° e minima a 9.3°
ci prendiamo un caffè e firmiamo il libro dei visitatori del rifugio
all'esterno ci scattiamo qualche foto
Il Corno grande continua ad intimarci di raggiungerlo...
Lungo il percorso del sentiero si incontrano subito tracce di nivai residui color rosa sabbia deserto quasi invisibili in foto ma presenti.. al centro in basso uno di questi
Continuiamo la salita e il prof continua a chiedermi di scattare foto forse perchè già presagiva il seguito?
Giungiamo ad un bivio dove si può decidere se salire per la direttissima o per la via normale. La nostra scelta era già decisa in partenza per la normale che essendo meno ripida è però molto più lunga da percorrere e non certamente meno faticosa.
Si percorrono scenari di incomparabile bellezza paesaggistica sino a giungere con un facile sentiero in sali scendi l'attacco alla salita del brecciaio.. la salita è particolarmente ripida ed esposta al sole ed è oltremodo faticosa a causa del brecciolino che sotto i piedi fa fare poca presa in salita perdendo aderenza. nonostante questo il nostro rapido passo ci consente di raggiungere e superare numerose persone che salivano come noi il sentiero e dopo una lunga fatica giungiamo in alto oltre i 2500 alla sella del Brecciaio
Da qui inizia un tratto di salita sempre più pendente e lo scenario del corno piccolo e della sela dei due corni spicca alla nostra sinistra
sulla destra invece si scorge il profilo della cresta della vetta occidentale che sarà la "nostra" meta con alcuni nivai ben visibili anche in foto
A questo punto durante un tratto di salita a quota 2700 mt circa il prof paga l'errore commesso in partenza...
In pratica appena iniziata la salita da buon ingordo qual è si è mangiato il panino salsiccia e scamorza e bevuto caffè al rifugio.. la dura e rapida salita percorsa fino a quel momento mettono a dura prova la digestione del prof e il suo cervello inizia a dare segnali di sconnessione... Gli gira la testa.. ci fermiamo..aspettiamo ma niente.. non ne vuol sapere di continuare.. a quel punto quasi mi ordina di andare avanti da solo mentre lui mi avrebbe atteso li o lentamente sceso..
eccolo con il suo cappellino rosso negli ultimi momenti della sua salita...
a quel punto io decido di salire mancavano 30 minuti di ripido strappo finale, ma in cuor mio avevo perso il mio "compagno di cordata" e la salita la proseguo in solitario. In solitario poi si fa per dire in quanto fiumane di persone salgono e scendono per la via normale come file di Sherpa nepalesi in Tibet...
nonostante l'affollamento proseguo la mia salita e proprio per evitare la folla evito il sentiero della via normale principale e mi dirigo leggermente a sinistra su un sentiero laterale che sale lungo il bordo del ghiacciaio del Calderone..
Da questo sentiero ghiaioso fatto di roccette affilate e taglienti non ci passava nessuno solo io e alla mia sinistra il rifugio Franchetti appariva come un puntino in basso con il suo tetto rosso.
Arrivo cosi a scorgere ed ammirare il ghiacciaio del Calderone, spettacolo della natura che appaga delle fatiche... la morena glaciale è ricoperta di detriti e polveri merdose africane ma mantiene intatto il suo fascino di ghiacciaio perenne più a sud d'Europa...
Nonostante i circa 10/11 gradi di temperatura, la salita e il sole estivo picchiano forte e il calore e il sudore gelano sotto i colpi di vento tagliente che a folate mi investe..
Durante la salita si ammira il lago di Campotosto che si staglia in basso a 1300 mt circa sul livello del mare..
Dopo un ulteriore strappetto finale non molto difficile giungo finalmente all'agoniata vetta occidentale mt. 2912 la cima appenninica peninsulare più alta della catena omonima.
In cima c'è un certo affollamento dovuto al fatto che si guereggia per farsi la foto accanto alla croce e alla meritata pausa pranzo con panini succhi e chi più ne ha più ne metta.. giungono in vetta anche cani al guinzaglio..
Sul masso della vetta scatto questa foto con il cellulare poggiato ai 2912 mt , il punto più elevato in assoluto della roccia è quello visibile sulla sinistra in primo piano nella foto.. sullo sfondo il pianoro di campo imperatore..
Firmo il confusionario e disordinatissimo libro di vetta mi faccio scattare una foto con accanto la croce e a quel punto faccio pausa anche io mangiandomi il mio panino e bevendomi la residua acqua della bottiglia. solo mezzo litro di acqua mi son portato dietro sbagliando in quanto al rientro arso dalla sete mi sono sgolato due the freddi e mezzo litro di acqua naturale..
incomincio cosi dopo 2 ore e 30 di salita una pausa di 20 minuti che avrei voluto non finisse mai, ma il pensiero mio andava anche al prof e alle sue condizioni fisiche che non ero in grado di conoscere in quanto come ammesso da lui dopo , preso dall'emozione aveva dimenticato il suo cellulare in auto e cosi i miei numerosi tentativi di contattarlo cadevano nel vuoto come pietre rotolanti dalla cima.
Da quest'ultima lo spettacolo visivo è notevole si abbracciano tutti i rilievi dell'italia centrale e il pendio dal lato teramano è veramente ripido.
ecco il video che mostra il panorama verso la piana di campo imperatore visibile alla fine del filmato alla destra della croce.
A quel punto dopo venti minuti circa di pausa decido anticipatamente di riscendere e inizio la mia calata verso il basso rapidamente anche alla ricerca delle tracce perdute del prof.
Lungo la discesa speravo di trovarlo su questo nivaio resuiduo ma niente..non è lui quella persona che si nota nella foto
Lungo la ripida discesa la fatica non la sento proprio anzi avverto il freddo e indosso la felpa che tiro fuori dallo zaino.
Arrivato sul breccione in discesa il caldo è intenso al sole e me la tolgo subito, di buona lena supero parecchie persone che tornano anche loro alla base sperando di rincontrare il prof ma niente..
incontro invece persone che si godono quel momento magnifico del contemplare il paesaggio estivo montano
Scendo ancora proseguendo il sentiero
e infine giungo da dove eravamo partiti davanti all'osservatorio astronomico
alle spalle di esso accanto la mia auto vedo finalmente il prof vivo e vegeto che mi accoglie contento sebbene dispiaciuto chiedendomi se ero giunto in vetta.. io gli avevo mandato messaggi e foto dalla vetta ma lui non li ha visti in quanto il suo cellulare come detto l'ha dimenticato in auto.
A quel punto ci rifocilliamo ancora prima di ripartire per Napoli.
il termo auto segna tanti gradi in auto e pochini fuori
Gli scarponi mostrano i segni delle 6 ore di cammino sui sassi del massiccio più bello d'Abruzzo...