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Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: sabato 22 febbraio 2014, 14:59
da Blizzard
Questo discorso è riportato sulla copertina di un mio quaderno di appunti meteorologici del 1978, e da sempre mi è piaciuto. Da esso emerge, probabilmente, il motivo per il quale la Terra si trova su una strada in discesa, ai margini del baratro......

Il Grande Capo a Washington ci fa conoscere il suo desiderio di comprare la nostra terra.
Il Grande Capo ci invia anche espressioni di amicizia e di pace. E' un gesto gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli in cambio non ha molto bisogno della nostra amicizia.
Esamineremo la vostra proposta, poiché sappiamo che, se non vendiamo, l'uomo bianco può venire con i fucili a prendere la nostra terra.
Come si possono comprare o vendere il cielo, il calore della terra? E' un'idea assurda per noi.
Come potreste infatti comprare da noi la frescura dell'aria o gli zampilli dell'acqua, dal momento che non ci appartengono?
Decideremo quando lo riterremo opportuno.
Il Grande Capo a Washington può avere, della sincerità delle parole del Capo Seattle, la stessa certezza che i nostri fratelli bianchi hanno del ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle.
Ogni angolo di questa terra è sacro per il mio popolo.
Ogni ago di pino scintillante, ogni lido sabbioso, ogni bruma nei boschi ombrosi, ogni radura, ogni insetto che ronza sono sacri nella memoria e nell'esistenza del mio popolo. La linfa che scorre negli alberi porta il ricordo dell'uomo rosso.
Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi.
I fiori profumati sono le nostre sorelle; il daino, il cavallo, la grande aquila, questi sono i nostri fratelli.
Le cime rocciose, le linfe nei prati, la foga irruente del cavallo e l'uomo, tutto appartiene alla stessa famiglia.
Così il Grande Capo a Washington ci chiede molto quando ci comunica il suo desiderio di comperare la nostra terra.
Prenderemo si in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile: questa terra infatti è sacra per noi. Questi boschi sono il piacere della nostra vita. Non lo so. Il nostro modo di pensare è diverso dal vostro.
L'acqua limpida che scorre in ruscelli e fiumi, per noi non è solo acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo della terra dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che è sacra e dire loro che ogni ombra che si riflette nell'acqua chiara dei laghi parla di fatti o di ricordi della vita del mio popolo.
Il mormorio dell'acqua è la voce del padre di mio padre.
I fiumi sono i nostri fratelli, placano la nostra sete.
I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri figli.
Se vi vendiamo la nostra terra dovete ricordare ed insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli, e i vostri, e dovete quindi avere per loro lo stesso riguardo che avreste per un fratello.
Sappiamo che l'uomo bianco non comprende il nostro modo di pensare. Per lui un pezzo di terra vale l'altro, poiché egli è uno straniero che arriva di notte e prende dalla terra tutto ciò che gli piace.
La terra non è per lui come un fratello, ma come un nemico e una volta che l'ha conquistata l'abbandona.
Egli si lascia alle spalle la tomba di suo padre e non se ne cura. Non gl'importa di privare della terra i sui figli.
Egli trascura le tombe dei suoi padri e i diritti vitali dei suoi figli.
Tratta sua madre la terra e suo fratello il cielo come cose che si comprano, si saccheggiano, si vendono, non diversamente da pecore o gemme scintillanti.
La sua voracità divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo il deserto.
Io sono un selvaggio e non comprendo un modo di pensare diverso dal mio. Ho visto un migliaio di bufali in putrefazione nella prateria, lasciati dall'uomo bianco che gli aveva abbattuti sparando da un treno in corsa. Io sono un selvaggio e non comprendo come il fumante cavallo di ferro possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Che cos'è l'uomo senza le bestie? Se esse sparissero, uomo morirebbe per una grande solitudine dello spirito.
Poiché tutto ciò che accade agli animali ben presto capita anche agli uomini. Tutte le cose sono collegate fra loro.
Tutto ciò che la terra subisce, lo subiscono anche i figli della terra.
Se gli uomini sputano per terra sputano sopra se stessi.
Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Questo sappiamo. tutte le cose hanno un legame, come il sangue che unisce una famiglia. Ogni cosa è collegata alle altre.
Qualunque cosa accada alla terra, accadrà anche ai figli della terra. Non fu l'uomo a tessere la trama della vita; egli non è che un filo di questa trama. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso.
No il giorno e la notte non possono coesistere...
Rifletteremo sulla ragione che spinge l'uomo bianco a volere comprare la terra. "Che cos'è che l'uomo bianco vuole comprare" mi chiede il mio popolo. Quest'idea è assurda per noi. Come si possono comprare o vendere il cielo, il calore della terra? La rapidità dell'antilope? Come possiamo mai vendervi queste cose e come potete comprarle? Forse che la terra è vostra e potete farne ciò che volete solo perché l'uomo rosso firma un pezzo di carta e lo dà all'uomo bianco? Non ci appartengono né la freschezza dell'aria, né il riflesso cristallino dell'acqua, come potete dunque comprarli da noi? Come potete riacquistare i bufali, quando anche l'ultimo di essi è stato ucciso?
Ma rifletteremo sulla vostra offerta, perché sappiamo che se non vendiamo l'uomo bianco può venire con i fucili e prendere la nostra terra.
Anche i bianchi passeranno, forse più in fretta delle altre tribù. Continuate ad insudiciare il vostro letto e una notte morrete soffocati dalla vostra stessa immondizia.
Ma nel vostro declino risplenderete di luce viva, infiammati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche fine particolare vi concesse di dominare su di essa e sull'uomo rosso.
Tale fine resta per noi misterioso, poiché non comprendiamo per quale motivo si massacrano tutti i bufali, si addomesticano i cavalli selvaggi. Negli angoli reconditi della foresta si sente il greve odore di molti uomini.
Potremmo capirlo se sapessimo che cosa sogna l'uomo bianco, quali speranze egli confida ai suoi figli nelle lunghe sere d'inverno, quali visioni, che si trasformeranno domani in desideri, egli suscita nelle loro menti.
Quando l'ultimo uomo rosso sarà sparito da questa terra e il suo ricordo sarà solo l'ombra di una nuvola che si muove sopra la prateria, su queste sponde, in queste foreste vi saranno ancora gli spiriti del mio popolo, poiché essi amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore di sua madre.
Se vi vendiamo la nostra terra amatela come noi l'abbiamo amata. Abbiate cura di essa, come abbiamo fatto noi. Ricordatevi sempre come essa era quando la riceveste. E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra intelligenza, con tutto il vostro cuore proteggetela per i vostri figli e amatela come Dio ama tutti noi:
Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso che il vostro.
Questa terra gli è cara. Neppure l'uomo bianco può sfuggire al comune destino.

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: sabato 22 febbraio 2014, 17:21
da noqot
Belle parole e credo che nessuno dubiti che va ricercato uno sviluppo sostenibile visto che le risorse si stanno esaurendo.

Però non bisogna neppure essere ipocriti. Un mondo sicuro, comodo ed abbondante, con vita lunga e scarsa mortalità infantile è in contraddizione con il vivere secondo natura, come facevano i nativi americani; perchè possiamo evitare di costruire, inquinare, possiamo istituire tutti i santuari ambientali che vogliamo, ma sempre in 7 miliardi in forte aumento rimaniamo sulla faccia della terra.
Quale sarebbe la soluzione dunque?

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: sabato 22 febbraio 2014, 23:35
da Iceman
moriremo tutti assafà !!! è lui , lui ci sarà sempre..

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: lunedì 24 febbraio 2014, 23:32
da Blizzard
Si, belle parole, ma anche perfettamente coerenti e rispondenti (ne sono certo) al pensiero del capo pellerossa. A me il concetto di "sviluppo sostenibile" non è che mi piaccia troppo in quanto lo vedo come una forma di compromesso, quasi una forma di fastidiosa autolimitazione alla quale si sottopone l'uomo moderno, fondamentalmente, però, per il fine ultimo della tutela di se stesso (quindi anche intriso di ipocrisia). Nel discorso del capo pellerossa traspare invece l'integrazione perfetta di uomo e ambiente nel quale esso vive, ed il voler tutelare l'ambiente non ha lo scopo ultimo di proteggere l'uomo, ma configura un mero e profondo rispetto per la natura, in ogni sua componente, uomo compreso.
Purtroppo siamo in tanti, la stragrande maggioranza dei quali ignari o non praticanti il concetto di sviluppo sostenibile..... Lo sviluppo più perseguito è quello degli ortaggi del proprio cortile e, soprattutto, quello dello spessore del portafoglio.
Blizzard

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: martedì 25 febbraio 2014, 0:04
da Picentino27
Quoto Blizzard.

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: martedì 25 febbraio 2014, 13:10
da Iceman
appunto , quindi confermo..
moriremo tutti :D :D :D

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: martedì 25 febbraio 2014, 17:36
da noqot
In effetti le parole sviluppo e sostenibile sono incompatibili.
Se si ci sviluppa si consumano risorse che prima o poi finiranno.

Massimo rispetto per la cultura dei nativi americani (la parola pellerossa mi sa un pò di paternalismo occidentale), così come per tutte le culture che sono riuscite a vivere armonicamente con il loro ambiente per migliaia di anni (cosa che noi visi pallidi non riusciremo mai a fare).
Ma il nostro modello di vita è difficilmente rinunciabile per quanto devastante per la natura.
Speriamo che qualcuno prima o poi si inventi qualcosa per renderlo compatibile con l'ambiente.

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: mercoledì 26 febbraio 2014, 13:34
da Blizzard
noqot ha scritto:In effetti le parole sviluppo e sostenibile sono incompatibili.
Se si ci sviluppa si consumano risorse che prima o poi finiranno.

Massimo rispetto per la cultura dei nativi americani (la parola pellerossa mi sa un pò di paternalismo occidentale), così come per tutte le culture che sono riuscite a vivere armonicamente con il loro ambiente per migliaia di anni (cosa che noi visi pallidi non riusciremo mai a fare).
Ma il nostro modello di vita è difficilmente rinunciabile per quanto devastante per la natura.
Speriamo che qualcuno prima o poi si inventi qualcosa per renderlo compatibile con l'ambiente.


Io non mi sognerei mai di pensare che ci possa essere un cambio di direzione: utopia totale.
Esempio:
Ieri sera ho letto un articolo su una rivista "interna" edita da un costruttore automobilistico, nel quale si evidenzia la grande attenzione che viene posta dai vertici aziendali alla sostenibilità ambientale nell'intera catena produttiva ed alla lotta al Climate Change. Io sono quasi certo che un'azienda, a conti fatti, non sacrifica neanche un euro per questa "attenzione " all'ambiente. Se per ottenere questo risultato c'è da sacrificare qualcosa in termini economici, ci deve necessariamente essere un tornaconto da qualche altra parte, per esempio in termini di immagine aziendale "green". Ma a quale scopo? Che domanda! Allo scopo di vendere qualche automobile in più a quelli che sono particolarmente sensibili a questo problema.

Visione pessimistica, lo so .........

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: mercoledì 26 febbraio 2014, 18:10
da noqot
Però io qualcosa di interessante quanto meno per ritardare l'inevitabile l'ho letto.
Ad es. c'è un serio e ben finanziato studio giapponese relativo alla possibilità di far crescere le città in altezza; in altre parole nello stesso spazio che al giorno d'oggi potrebbe ospitare al più 10.000 persone ve ne starebbero molte di più. Oppure ci sono progetti operativi ed avviato per costruire quartieri del tutto autosufficienti quanto ad energia.
Quindi non sarei così pessimista; l'uomo è la specie più distruttiva che il nostro pianeta abbia mai ospitato, ma anche quella con la maggiore inventiva.
Vedremo (o meglio vedranno i posteri) cosa ci riserverà il futuro ..

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: mercoledì 26 febbraio 2014, 21:37
da Blizzard
Iceman, hai sentito? Città costruite in altezza :-o
Se a Napoli dovessero realizzare un quartiere con appartamenti over 1000 m slmm, ci compriamo quelli di sommità. Inversioni termiche zero ma nevicate .... forse qualcuna in più. =)) =)) =))
Blizzard

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: mercoledì 26 febbraio 2014, 22:22
da noqot
=)) =))

R: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: mercoledì 26 febbraio 2014, 22:48
da Antonio
:D:D:D

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: venerdì 28 febbraio 2014, 19:46
da Picentino27
=)) =)) =)) Grande Blizzard

Re: Discorso capo Seattle della tribù dei Duwamish nel 1855

Inviato: martedì 4 marzo 2014, 15:30
da Iceman
Blizzard ha scritto:Iceman, hai sentito? Città costruite in altezza :-o
Se a Napoli dovessero realizzare un quartiere con appartamenti over 1000 m slmm, ci compriamo quelli di sommità. Inversioni termiche zero ma nevicate .... forse qualcuna in più. =)) =)) =))
Blizzard



sarei d'accordo... =)) =)) =))

ma resto pessimista.. il mondo umano terminerà prima di tale eventualità =)) =))