C’era una volta il libro delle vacanze.
Inviato: giovedì 3 luglio 2014, 20:34
C’era una volta il libro delle vacanze.
Mi ricordo angosce infinite,prima perché la spendig rewiew dell’epoca era quotidiana,
ed ogni spesa doveva passare in commissione finanze famigliare.
Il Presidente di questa commissione,
mio padre,
aveva il diritto di veto.
Ma era un presidente con un difetto : un grande cuore,
e le esigenze dei figli erano prioritarie.
Dunque,veniva deliberato l’acquisto del libro delle vacanze.
Da sotto il grande noce,con vista sul Monte Rosa innevato
anche il quindici di agosto,veniva pubblicata la delibera famigliare.
Si all’acquisto del libro delle vacanze per i tre piccoli Forlani.
Bestemmie a destra,improperi a sinistra,
nessuno era contento di questa ricorrente delibera estiva.
Ma le maestre dell’epoca avevano un certo potere,
che,unito a quello del prete di Mombello,
rendevano ineluttabile la conclusione della questione
in questa scellerata direzione.
Arriva il libro delle vacanze.
Il mio tarlo è sempre stato quello di pianificare,
dunque,vediamo come gestirlo.
Prevedeva,se non ricordo male,tre mesi e mezzo di attività.
Già,ma noi,di attività ne avevamo già programmate parecchie.
Dunque era necessario un piano d’azione.
Farlo tutto le ultime due settimane di settembre ?
La scuola iniziava il 4 ottobre,San Francesco.
Farlo tutto le prime due settimane di luglio ?
Naaa,luglio ed agosto erano sacri,anche per noi che non andavamo al mare.
Ma c’erano le sere a caccia di cornabò,
c’erano le lucciole da catturare,l
e mele e le pere da rubare sugli alberi,
le ragazze con le gambe di fuori
e le magliette fini fini da spiare,
le palline rompi polsi da far suonare…
Allora,via,sotto nelle ultime settimane di giugno,
anche se il profumo dell’erba e del fieno
ci inondavano le giovani narici,
anche se i rossi papaveri macchiavano i bellissimi
campi di grano,
anche se le prime vescie biancheggiavano i nostri prati.
Era un’impresa,ma con qualche imbroglio,
il famigerato libro delle vacanze veniva sommariamente
completato in poche settimane,
ovviamente senza che ci servisse a migliorare veramente.
Mi ricordo solo del solito sfigato contadino
Che andava al mercato in cerca di guai,
comprava dieci mele e ne perdeva due,
oppure comprava a dieci lire e rivendeva a nove,
senza sapere di lavorare in perdita,
oppure che non mangiava mai bistecche,
ma,visto che il cittadino ne mangiava due,
lui risultava in media mangiandone una…
A parte gli ingrati compiti di allora,
tipo raccogliere foglie di robinia ed erba asciutta
per la nostra colonia di conigli,
o rastrellare in fretta e furia il maggengo non secco,
prima del solito temporale pomeridiano padano,
eravamo veramente liberi,liberi,liberi.
Liberi di inseguire una farfalla per chilometri,
senza mai essere raggiunti da telefonate,
liberi di guardare dalla collina le barche a vela
sul nostro Lago Maggiore,
per ore,
liberi di fantasticare sull’omino che sembrava rubasse mele
nell’orto lunare,di aspettare che la gallina facesse l’uovo,
per mangiarlo succhiandolo da un buchino fatto ad arte
sulla sommità….
di correre a piedi nudi nei campi arati di fresco,
per la semina autunnale…
di rincorrere lucertole e salamandre,
di mettere il sale sulle lumache rosse,
di annusare le prime ragazzine con le gonne corte,
di godersi la vita senza soldi e senza vizi,
di mangiarsi un cremino da cinque lire,
di giocare a biglie e figurine,
liberi di mangiare pane e zucchero,
qualche volta con il burro della Prealpi sotto,
o con la marmellata di cotogne…
Liberi di giocare a nascondino,
di tirarsi sassi con le fionde senza farsi male.
E il libro delle vacanze in fondo ad un cassetto,
completo o quasi,
per star a posto con la coscienza.
Mi ricordo angosce infinite,prima perché la spendig rewiew dell’epoca era quotidiana,
ed ogni spesa doveva passare in commissione finanze famigliare.
Il Presidente di questa commissione,
mio padre,
aveva il diritto di veto.
Ma era un presidente con un difetto : un grande cuore,
e le esigenze dei figli erano prioritarie.
Dunque,veniva deliberato l’acquisto del libro delle vacanze.
Da sotto il grande noce,con vista sul Monte Rosa innevato
anche il quindici di agosto,veniva pubblicata la delibera famigliare.
Si all’acquisto del libro delle vacanze per i tre piccoli Forlani.
Bestemmie a destra,improperi a sinistra,
nessuno era contento di questa ricorrente delibera estiva.
Ma le maestre dell’epoca avevano un certo potere,
che,unito a quello del prete di Mombello,
rendevano ineluttabile la conclusione della questione
in questa scellerata direzione.
Arriva il libro delle vacanze.
Il mio tarlo è sempre stato quello di pianificare,
dunque,vediamo come gestirlo.
Prevedeva,se non ricordo male,tre mesi e mezzo di attività.
Già,ma noi,di attività ne avevamo già programmate parecchie.
Dunque era necessario un piano d’azione.
Farlo tutto le ultime due settimane di settembre ?
La scuola iniziava il 4 ottobre,San Francesco.
Farlo tutto le prime due settimane di luglio ?
Naaa,luglio ed agosto erano sacri,anche per noi che non andavamo al mare.
Ma c’erano le sere a caccia di cornabò,
c’erano le lucciole da catturare,l
e mele e le pere da rubare sugli alberi,
le ragazze con le gambe di fuori
e le magliette fini fini da spiare,
le palline rompi polsi da far suonare…
Allora,via,sotto nelle ultime settimane di giugno,
anche se il profumo dell’erba e del fieno
ci inondavano le giovani narici,
anche se i rossi papaveri macchiavano i bellissimi
campi di grano,
anche se le prime vescie biancheggiavano i nostri prati.
Era un’impresa,ma con qualche imbroglio,
il famigerato libro delle vacanze veniva sommariamente
completato in poche settimane,
ovviamente senza che ci servisse a migliorare veramente.
Mi ricordo solo del solito sfigato contadino
Che andava al mercato in cerca di guai,
comprava dieci mele e ne perdeva due,
oppure comprava a dieci lire e rivendeva a nove,
senza sapere di lavorare in perdita,
oppure che non mangiava mai bistecche,
ma,visto che il cittadino ne mangiava due,
lui risultava in media mangiandone una…
A parte gli ingrati compiti di allora,
tipo raccogliere foglie di robinia ed erba asciutta
per la nostra colonia di conigli,
o rastrellare in fretta e furia il maggengo non secco,
prima del solito temporale pomeridiano padano,
eravamo veramente liberi,liberi,liberi.
Liberi di inseguire una farfalla per chilometri,
senza mai essere raggiunti da telefonate,
liberi di guardare dalla collina le barche a vela
sul nostro Lago Maggiore,
per ore,
liberi di fantasticare sull’omino che sembrava rubasse mele
nell’orto lunare,di aspettare che la gallina facesse l’uovo,
per mangiarlo succhiandolo da un buchino fatto ad arte
sulla sommità….
di correre a piedi nudi nei campi arati di fresco,
per la semina autunnale…
di rincorrere lucertole e salamandre,
di mettere il sale sulle lumache rosse,
di annusare le prime ragazzine con le gonne corte,
di godersi la vita senza soldi e senza vizi,
di mangiarsi un cremino da cinque lire,
di giocare a biglie e figurine,
liberi di mangiare pane e zucchero,
qualche volta con il burro della Prealpi sotto,
o con la marmellata di cotogne…
Liberi di giocare a nascondino,
di tirarsi sassi con le fionde senza farsi male.
E il libro delle vacanze in fondo ad un cassetto,
completo o quasi,
per star a posto con la coscienza.