Le allarmistiche previsioni degli istituti di epidemiologia nazionali e europei sono stati smentite dall’inverno 2007 che ha presentato solo un timido picco di epidemia influenzale, molto probabilmente correlato all’insolita mitezza dell’inverno di quest’anno, il più caldo in assoluto degli ultimi 150 anni. A proposito di variazioni climatiche e diffusione dell’influenza, è utile ricordare il medico inglese Hope-Simpson che già nel 1981 osservava che lo sviluppo del virus influenzale, nelle zone temperate, aveva un massimo subito dopo il solstizio invernale (21/22 dicembre), quando i raggi del sole raggiungono il massimo della loro obliquità, ed un minimo nei mesi estivi; la diffusione dell’influenza nelle zone equatoriali, dove è quasi inesistente l’andamento stagionale della radiazione solare, è meno legata alle stagioni e comunque raggiunge il massimo quando i raggi sono più deboli. E’ stato recentemente pubblicato sulla rivista Epidemiology and Infection che la vitamina D è in grado di svolgere la funzione di “stimolo stagionale” di cui parlava Hope-Simpson. Infatti, la vitamina D, è un preormone normalmente prodotto nella cute dai raggi UVB, poi si trasforma ad opera del fegato e del rene in un potente ormone steroideo che agisce sul sistema immunitario e blocca l’ingresso dei virus influenzali nel nostro organismo. Diventa così oltremodo attuale l’invito di andare a mare d’estate, fare un carico di vitamina D e combattere l’influenza d’inverno.
Adriano Mazzarella
Responsabile Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli Federico II
Il Sole, un alleato prezioso contro l’influenza 9.2.2008
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