Messaggioda sandro » venerdì 8 maggio 2020, 20:56
1441
Venerdi 8 maggio t.min.11,1° circa
Santi di oggi :
Beata Vergine del Rosario di Pompei,San Bonifacio,
San Vittore,Sant’Acacio,Sant’Arsenio,San Gipriano,
San Metrone,San Wirone,Sant Elladio.
Preghiamoli tutti quanti.
E recitiamo la supplica alla Madonna di Pompei.
Non posso mettere il link,Ronnie non vuole.
Cercatela voi,arrangiandovi alla meglio.
Il sole sorge sulla mia isola alle 05,50 e tramonterà alle 20,08. Luna piena.
Carunchio mi ha squarciato un velo agrodolce,parlando dell’uso delle cartine delle Rossane,
nelle sue esperienze giovanili..
Parliamo del 1967/1970. Avevo 12/15 anni.
Erano tempi felici,ma più duri di quanto un giovane possa immaginare.
Nella mia famiglia,normale,lavorava solo mio padre Pino.
Essendo carpentiere nel piovosissimo Nord e nel pisciatoio d’Italia,
come era comunemente detta dagli abitanti la provincia di Vares,
subiva le piovosità abbondanti degli anni sessanta.
D’inverno,da Novembre a Marzo,nevicava pure,
qualche volte abbondantemente.
In quei giorni,i carpentieri edili non lavoravano,
non c’era la cassa Edile di Oggi,la cassa integrazione,
il reddito di nullafacenza e di emergenza,
non c’era niente per loro,a differenza dei muratori,
che qualcosa al coperto potevano farlo.
I carpentieri erano i primi a mettere mano,
ed i primi a cambiare cantiere.
Una volta gettato il tetto ed issata la canonica bandiera italiana,
traslocavano nelle fondamenta di un altro fabbricato.
Questo voleva dire avere un reddito precario,
in inverno e primavera,poco compensato dalle
dieci/dodici ore di lavoro estiv-autunnali.
Serviva un reddito aggiuntivo,per vivere.
D’estate e d’inverno,come in primavera ed in autunno
c’erano dei personaggi,che non voglio dire negativi,
comunque,che giravano per le nostre case portando su e giù ceste di lavori domiciliari.
Pagati pochi,ma di una moneta benedetta.
Si spaziava dai pupazzetti Italocremona da dipingere,
agli interruttori della BTicino da montare,
agli occhiali da sci,sempre italocremona, da assemblare.
Questi,in particolare,erano costituiti da una struttura di gomma,
da due lenti oscure,e con un largo elastico che, circondando la testa,
teneva gli stessi in posizione.
Con le lenti,opportunamente conservate allo scopo,
e sovrapposte in numero di 3/5,
osservavamo il sole.
Con gli elastici costruivamo degli sci rudimentali,
su mezzanelle di legno,con una punta di compensato inchiodata
e curvata da un fil di ferro da carpentiere.
Gli elastici dell’Italocremona servivano per mantenere gli scarponi allo sci,
ma che,in caso di caduta,non fissavano rigidamente il piede,
evitando infortuni gravi.
Piccoli genietti in erba
.
Come tutti i bambini di ieri e di oggi.
D’inverno,mancando i divertimenti odierni,
qualche ora dedicata ai lavori domiciliari,non pesava più di tanto.
Ma d’estate era un supplizio.
Provate ad immaginare : un grandissimo noce,
le temperature mai afose della collina intorno al lago,
il Monte Rosa innevato,da buon ghiacciaio,
anche il 15 agosto.
Uno scorcio di lago fra le frasche,oltre la siepe.
All’ombra di questo noce,ora scomparso per fare delle villette a schiera,
vi era un grande tavolo, fatto di assi da ponte,
su gambe di castagno conficcate fra le radici affioranti del noce.
Una cerata multicolore,completava la postazione
di lavoro mia,dei miei fratelli e della mia “mama”.
A venti metri,il campo di calcetto da noi costruito,
le porte senza rete,i pali fatto di pali
e la traversa fatta da una mezzanella di quattro metri.
E noi li,con un pennellino,o un giravite,
a seconda dei casi,a guadagnare qualche liretta.
Ma,tanto per non smentirmi,lavoravamo a percentuale anche noi figli.
Ho sempre avuto il senso degli affari.
Erano pochi spiccioli,ma il principio era valido.
Prima della crisi del 98,anche nel Beneventano,
era fiorente l’indotto dell’Industria,
con tantissime case piene di fili e cavi,
dei lavori a domicilio collegati alla Fiat ed All’Alfasud.
C’era anche dello sfruttamento,ma era ossigeno per una
Agricoltura trascurata dallo Stato.
Se il tabacco non tirava più,i cablaggi aiutavano a mettere il piatto in tavola.
Ora non c’è più nemmeno quell’ammortizzatore sociale pezzotto.
Per fortuna o no,lo lascio ai filosofi.
Io penso che purtroppo è venuta meno anche quella piccola scappatoia,
che se è vero ingrassava i caporali,almeno
rendeva la vita meno amara a chi lavorava a domicilio.
Lasciamo queste parole romantiche per dedicarci al quotidiano.
Che si chiama coronavirus.
Giornata segnata negativamente dai commenti di quanto successo ieri sera sui Navigli di Milano.
E’ ritornato,incoscientemente l’Happy hour a Milano.
MILANO. «Quando c’è da ringraziare i milanesi per il loro comportamento virtuoso
io sono sempre il primo a farlo e mi piace anche.
Poi però ci sono i momenti in cui c’è da incazzarsi e questo è uno di quelli:
le immagini di ieri dei Navigli sono vergognose».
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, nel suo quotidiano video su Facebook,
non usa mezzi termini per commentare le immagini degli assembramenti
di persone ieri sera sui Navigli, di cui la maggior parte anche senza mascherina,
che in Lombardia è obbligatoria e, in assenza di quella,
serve comunque una copertura per il viso e il naso, che le persone filmate ieri non avevano.
«È anche un po’ per me deprimente dover rispiegare qual è la situazione
–, ha aggiunto Sala –. Però nel mio lavoro è una di quelle cose che si fanno.
E quindi ve lo ridico. Noi siamo in crisi non solo dal punto di vista sanitario
e abbiamo visto quanto ha toccato questa città la pandemia.
Ma siamo anche in una profondissima crisi socioeconomica».
Milano, il giorno dopo la ressa sui Navigli è un via vai di agenti della polizia locale
Come ha spiegato il sindaco, «Milano ha bisogno di tornare a lavorare.
Questo è il punto. Non è un vezzo, non è una voglia,
è una necessità e io sto e starò sempre dalla parte di quelle
famiglie che fanno fatica arrivare a fine mese.
Sto dalla parte di quelli che vanno a lavorare non a divertirsi per portare
a casa per le loro famiglie quanto necessario».
Per questo, ha assicurato Sala, «non permetterò che quattro scalmanati senza mascherina,
uno vicino all’altro, mettano in discussione tutto ciò».
A questo,si contrappone il comportamento dei fedeli della Madonna del Rosario di Pompei.
Già dalla diretta di canale 21,si era capito che la piazza era deserta.
A cura della Redazione di Torresette
L’8 maggio non si era davvero mai vista una Pompei così,
senza la folla consueta che accorreva, con ogni mezzo,
tante volte a piedi dopo aver percorso migliaia di chilometri,
fino al Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario.
La pandemia, provocata da un virus arrivato come una prova improvvisa e misteriosa,
ha costretto all’assunzione di misure sanitarie finalizzate
a contrastare il diffondersi di una malattia subdola.
Ma, anche in un contesto storico così difficile, Pompei resta città della speranza.
Le porte del Tempio, cui guardano i fedeli di tutto il mondo,
restano chiuse, le navate sono vuote come non era mai accaduto da 137 anni,
ma la celebrazione “senza concorso di popolo”,
presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli
e Presidente della Conferenza Episcopale Campana, e concelebrata dall’Arcivescovo di Pompei,
Monsignor Tommaso Caputo, è seguita da milioni di persone
attraverso la trasmissione di Tv2000, l’emittente televisiva della Cei,
e di Canale 21, che da decenni manda in onda la diretta del rito
della Supplica (a cui si è collegata anche Maria Vision, un’emittente televisiva messicana).
Da campano ormai consolidato,qui da 42 anni,sono orgoglioso del comportamento dei Fedeli della Madonna di Pompei.
A dispetto delle Cassandre,i parametri della Pandemia,in Italia,vanno meglio anche oggi.
Non dico che i comunicati della Protezione Civile siano “Vangelo”,
ma credo che sia incontrovertibile il miglioramento.
Diversa sarà la situazione,la prossima settimana,realisticamente.
Si vedrà se il virus ha approfittato dell’incoscienza di qualcuno,
od ha tenuto conto della saggezza di tanti altri.
Più guariti,meno ricoverati in terapia intensiva,meno contagiati,meno totale infetti.
In particolare, nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla
diffusione del Coronavirus sul nostro territorio,
a oggi, 8 maggio, il totale delle persone che hanno contratto il virus è 217.185,
con un incremento rispetto a ieri di 1.327 nuovi casi.
Il numero totale di attualmente positivi è di 87.961,
con una decrescita di 1.663 assistiti rispetto a ieri.
Tra gli attualmente positivi 1.168 sono in cura presso le terapie intensive,
con una decrescita di 143 pazienti rispetto a ieri.
14.636 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 538 pazienti rispetto a ieri.
72.157 persone, pari al 82% degli attualmente positivi,
sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.
Rispetto a ieri i deceduti sono 243 e portano il totale a 30.201.
Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 99.023,
con un incremento di 2.747 persone rispetto a ieri.
Morti che rimangono nel fisiologico,
e che riguardano comunque contagiati di 15/20 giorni fa
Assenza,
più acuta presenza.
Attilio Bertolucci, Sirio. 1929
Sono Lombardo al 51%
Campano Al 49%
Odio i termini inglesi.
Parliamo e scriviamo italiano,grazie.