La giornata inizia presto per recarci sul luogo di partenza ci vogliono oltre due ore di viaggio. Ci prepariamo e partiamo alle 9 dalla quota di circa 1000 mt s.l.m. poco sopra l'abitato molto bello di Rosciolo dei Marsi (AQ)
Ecco Nicola che termina di preparare le cose per la partenza
Lasciamo l'auto e ci incamminiamo da subito per un ripido sentiero ma poco prima mi soffermo davanti ad un memoriale dedicato ai caduti di un volo militare schiantatosi sul Velino nel 1962
Il sentiero inizia subito a salire e facciamo subito un incontro con un leprotto che fugge a grandi balzi al nostro avvicinarsi
Si giunge quindi su un pianoro dopo una mezz'ora di salita , punto di partenza di vari sentieri del Velino noi scegliamo di salire per il sentiero 3 quello tratteggiato che a differenza del 3B è molto ripido e vario ed infatti di li a poco ce ne saremo accorti.
si inizia per un pendio verso destra che subito dopo si addentra nella boscaglia.. il sentiero è ottimamente segnalato dalla classica doppia stricia rossa e bianca.
ecco Nicola ancora fuori dal bosco quando ancora faceva un certo fresco e si stava discretamente bene sui 26°
Ci iniziamo ad addentrare nella boscaglia il paesaggio è lussureggiante di verde dove predominano piccoli faggi e roverelle oltre a cespugli e fiori di varia natura insetti compresi.
nei tratti aperti si scorge il caratteristico abitato di Rosciolo dei Marsi incastonato tra il verde lussureggiante di questo periodo
Si continua a salire su un sentiero selvaggio immerso nel boschetto che sale per oltre 400 mt fino a sbucare poi fuori da esso
La salita è impegnativa più che altro perchè fa davvero molto caldo e il vento è praticamente assente.
cosi dopo un bel pò si sbuca fuori dall'ombra delle piante per iniziare una parte di sentiero completamente scoperto e al sole da ora in avanti
La salita è impegnativa , il dislivello da superare prima di arrivare su un pianoro è di ben 1100 mt circa tutti in salita tra sentieri ghiaia e sfaciume vario.. ogni tanto una pausa di riflessione per godersi le blande refole di vento è d'uopo..
Giungiamo a quota 1960mt alla fonte di Sevice un antico fontanile del 1906 dal quale sgorga la sorgente di acqua che ci consente di refrigerarci e rifornire le scorte di acqua già andate perse in salita.
Da qui il panorama è molto bello , il paese di Rosciolo sempre più lontano e il passo a quota 2100 sempre più vicino
Sopra di noi sulle pendici del monte Sevice si notano alcune chiazzette di neve residue
un paio di scatti alla fonte e si riparte
Superato il piccolo valico si arriva su un bellissimo pianoro circolare dove ha sede il rifugio Sevice
fatta una rapida visita al rifugio si riparte per il sentiero che costeggia il lato sinistro di questo pianoro dominato dalla imponente figura del monte Sevice alto oltre 2300 mt.
Ecco il sentiero in uno scatto sul pendio che segue il profilo destro in foto con sullo sfondo il rifugio superato poco prima
Proseguiamo il cammino in salita sempre sotto al sole mentre sul lato sinistro si staglia il selvaggio canalone di Teve saliamo e osserviamo i nevai residui che da questa quota in su ci accompagneranno
Terminata questa ulteriore salita su un sentiero poco sentiero, si giunge su un punto panoramico sul circo glaciale del Velino davvero spettacolare, visto live è qualcosa di magnifico
da qui si scorge la tipica sagoma piramidale del Velino che raggiungeremo poi..
qui ve la indico con il dito..
Ma sempre dallo stesso punto lo sguardo verso levante ci mostra tutta la catena del Gran Sasso e la Majella, in questo scatto poco nitido a causa del vomito africano
vi regalo il Corno Grande
Le pareti del circolo glaciale sono spettacolari e selvagge ricche di rupi a picco e grotte con tantissima ghiaia e nevai sotto stanti
Il sentiero sempre in salita devia verso destra dopo aver superato un nivaio e da li si gode dell'ultimo panorama verso il pianoro del rifugio
a questo punto inizia un tratto di discesa verso la base del massiccio che dovremo poi risalire nell'ultimo sforzo..
ne approfitto per uno zoom sulla cima
Il sentiero di discesa verso la base piramidale del Velino è bellissimo, sembrava di stare su un pascolo alpino... prati morbidi umidi e verdi infiorati dove riposare le nostre suole surriscaldate dalla salita sulla breccia e sullo sfondo pareti ancora parzialmente innevate.. peccato che solo l'aria africana con quel cielo orribile abbia distrutto scenari incomparabili..
Ecco alcuni scatti dei nevai residui nel circolo glaciale e un ulteriore scatto al Velino nel suo piramidale tratto finale.. si scorge bene lo sterrato del sentiero in salita finale, tosto sopratutto perchè affrontato dopo ore di cammino in salita e con il caldo africano sul cranio..
uno sguardo anche al monte Cafornia altra cima del gruppo
finalmente dopo lo strappo finale molto duro perchè ripido e costituito da sfacume di ghiaia e roccia che lasciava poco margine ad errori in presa sul terreno per non scivolare, giungiamo in vetta alle 13.40 dove incontriamo un altro gruppo di escursionisti guidati dal simpatico Franco in giacca gialla che issa una bandiera della pace sulla croce posta in vetta dove c'è anche una campana da suonare...
Firmiamo anche noi il libro di vetta curiosando per vedere chi fosse salito in pieno inverno per quei ripidi pendii.. in effetti in gennaio nessun riscontro mentre a febbraio qualche audace c'è stato..
eccoci in vetta in autoscatto e un dettaglio della croce
dopo esserci rifocillati un poco scatto qualche altra foto dalla cima dove presumibilmente la temperatura si aggirava tra i 20 e i 23 gradi ventosi in compagnia di una coppia di cornacchie grige enormi che si divertivano a sfruttare le termiche in salita lungo la parete sud.
ecco Avezzano in lontananza..
qui invece una curiosità nel dettaglio il punto ICM del 1933 e un bullone sul quale viene avvitato lo strumento GPS per il rilievo periodico della quota
il medaglione IGM del 1933 si trova esattamente sul masso più elevato della vetta.
ecco la cornacchia immortalata in volo.. live era splendida con un'apertura alare spettacolare
un ultimo sguardo alla vetta prima di salutarla con alcuni scatti in cima e poi intraprendiamo subito il sentiero di discesa sono le 1430
Lungo la discesa rincontriamo il nivaio precedentemente attraversato e ad un tratto lungo il tratto orizzontale del pianoro che segue la prima discesa sulla sinistra scorgo una spettacolare lingua nevosa che assomiglia ad un aquila in volo, praticamente il simbolo della " Salewa" nota azienda del settore alpinistico e sportivo.
In discesa ne approfitto per ricaricare di neve fresca la bottiglia per bere, cosa sempre fantastica è un'altra acqua prorpio, e mi faccio scattare da Nicola una foto nei pressi di uno dei vari nivai che a strapiombo scivolano nel circo glaciale esposto verso est..
le cornacchie ci seguono e le ritroviamo durante una breve sosta fuori al rifugio Sevice
Da qui inizia il sentiero di discesa non meno faticoso di tutto il percorso fatto in precedenza..
la fatica delle oltre 5 ore di camminata unite al caldo sempre più insopportabile del versante esposto a sud dove corre questo sentiero non ti fanno vedere l'ora di giungere a valle.. ma la strada è ancora lontana sono le 15.50 quando ci incamminiamo per la discesa e mancano ancora due ore al traguardo finale.
Lungo il sentiero ci rifermiamo a bere alla fonte e mentre scendiamo abbiamo un incontro bellissimo con dei cavalli che salivano lo stesso sentiero per andare ad abbeverarsi alla fonte.
inizialmente preceduti da questo stallone nero sembrava quasi volesse incuterci timore impedendoci il passaggio poi ha seguito mite consiglio della natura, cioè vedi l'uomo ok allontanatene.. e cosi hanno rapidamente deviato percorso evitandoci accuratamente.. alla fine ne ho contati 14 in tutto
la discesa prosegue per il sentiero dell'andata ed arrivati intorno ai 1400 mt del bosco il caldo era insopportabile.. la brezza era poca e la calura che risaliva dal basso tanta e per giunta anche umidiccia a causa dell'evaporazione del terreno del bosco, e in questo mix per nulla piacevole che percorriamo il tratto finale del sentiero che ci riporterà all'auto alle ore 18.
qui una volta tolti scarponi e fatti rinfrescare un pò i piedi ci dirigiamo verso la vicina chiesa di Chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta.
Di origine benedettina si trova di fronte le pendici del massiccio del monte Velino, costruita probabilmente come parte di un insieme conventuale oggi scomparso, ad opera di un certo Nicolò nel 1048 in forme semplici del primo romanico con influssi bizantini, ed in seguito donata all'abbazia di Montecassino.
anche qui è presente una bella fontana con acqua gelida per dissetarci e fare scorte..
Da qui parte un breve sentiero che ci accompagna ad un albero monumentale, una quercia rovere millenaria che ho abbracciato in segno di rispetto nei confronti della natura e di disprezzo verso quella umana che non merita quello che il creato ci ha donati. Un abbraccio impossibile vista la circonferenza monumentale della pianta. Magnifica

A questo punto la gita volge al termine ci aspetta il viaggio di rientro l'aria è fresca il sole è calato i profumi del verde che ci circonda sono meravigliosi scatto ultime foto al nostro compagno di viaggio che rimarrà la dove posa da milioni di anni..
Durante l'avventura percorsi circa 24 km con un dislivello complessivo di oltre 1600 mt superati e una durata di circa 9 ore