Pasqua 2009,ricordando quella del '56.

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Pasqua 2009,ricordando quella del '56.

Messaggioda sandro » lunedì 13 aprile 2009, 20:39

Pasqua 2009.
.

Sandro si trova davanti un foglio bianco,
come tante altre volte,e deve semplicemente riempirlo.
Subito gli viene alla mente la Pasqua
più bella della sua vita,quella del ’56.

Per le strade polverose e bianche del ’56,
un Leoncino Fiat 615 avanzava fiero fra i cumuli di neve
rimasti dal grande freddo di quell’anno.
Da nessuna parte al mondo esisteva già
un Villaggio della Tramontana.


La Pasqua capitava quell’anno il primo di aprile.
Già questo può far capire la confusione di quella domenica mattina.
Sandro non riusciva a capire,
(certo non parlava ancora,se non poche parole…..
mamma….ho fame…..voglio colomba…..uova ……uova…..)
ma già capiva che qualcosa non quadrava.
Nessuno riusciva a capire se fosse veramente Pasqua,
o se fosse il solito pesce d’aprile.

Il suo papà era buono,buonissimo,come il pane praticamente.
La mamma era solo buona,aveva un bel sapore di latte zuccherino,
e dopo averlo partorito di quasi sei chili,
dopo sette mesi lo ingrandiva ancora con
frequenti poppate al seno.
Ma Sandrino mirava più in alto,ad una dieta più solida,
alle uova di cioccolato della Ferrero che aveva visto
dal panettiere di Mombello,a quello strano dolce mandorlato
del forno vicino a casa, a forma di gallina.
(solo l’anno dopo,quando avrà imparato a parlare bene,
saprà che era colomba…)
a quell’arrosto di cappone,che profumava
di burro e rosmarino la grande cucina lombarda.


A quel tempo Sandrino era ancora figlio unico,
aveva tutti i nonni possibili ed immaginabili a sua disposizione,
ed in particolare portava il nome del suo nonno Barbisun,
un omone alto e con un paio di baffoni bianchi.

Fu proprio lui,al ritorno dalla stalla,
(anche se era domenica,e perdippiù di Pasqua,
le vacche non lo lasciavano in pace dalle quattro del mattino…)
che si fece commuovere dagli strepiti del Sandrino
e cominciò lo svezzamento dell’unico nipote.

Il Leoncino Fiat 615 si fermò fuori della fattoria patriarcale
dove vivevano Sandro e la sua famiglia.
Anche per lo zio Angelo quella Pasqua
era stata di lavoro fino a mezzogiorno,
ma poi,con la moglie ed i due figli aveva deciso
di scendere a Mombello per fare la Pasqua con i parenti.
Non erano grandi, Ferruccio e Anna,
ma abbastanza per mettersi attorno al cuginetto
e coccolarlo per tutto il giorno.
E’ bello sentirsi Re a sette mesi,ed Sandrino quel giorno
si sentì,forse per la prima ed ultima volta,un Re.
Nemmeno le tre sorelle del suo papà avevano ancora figli,
arriveranno negli anni successivi,e tutti,
quel giorno, erano dedicati al Sandrino.
(Il suo vero nome,anche oggi che ha superato
di un bel po’ i cento chili,le zie paterne lo chiamano sempre Sandrino…)

Non gli parve vero iniziare a succhiare un po’ di cioccolata,
sciogliere in bocca le prime briciole di colomba,
sentire il sapore di un pezzetto di coscia
del miglior cappone della fattoria.

Sensazioni ed emozioni che avrebbe sentito
liberamente per tanti anni ancora,
ma che non sapranno mai più dargli la gioia della prima volta,
come in quel giorno d’aprile.


Fù quel giorno che Sandro diventò
un appassionato di meteorologia.
I contadini avevano appena vissuto quello che
sarebbe stato l’inverno più freddo mai visto nella loro vita,
e solo grazie alla loro prudenza,
avevano potuto superarlo.
Il nonno Barbisun e lo zio Angelo erano contadini e boscaioli,
ed erano abituati ad affrontare gli inverni gelidi degli anni cinquanta,
con una buona scorta di mangiatorie per loro e le loro bestie.
Ma quell’anno tante certezze vennero messe a dura prova,
e nonostante ciò,loro parlavano del generale Inverno
con grande rispetto,sapendo quanto bene poteva
fare alle loro terre.
Mai avrebbero voluto un inverno come quello del duemilaotto,
con le gemme spuntate in anticipo,mosche e zanzare
libere di scacazzare su tutto e con il rischio di
vedere una primavera fredda e gelata.

Radio Monteceneri,che nella famiglia di Sandrino
era tenuta in gran conto,
per via del fatto che era della Svizzera Italiana
aveva descritto gli scenari apocalittici del Sud Italia,
dove le vacche erano rimaste senza fieno nelle stalle.
Giù erano abituati a climi ben diversi,
con il foraggio disponibile in campo aperto tutto l’anno,
e non si dannavano più di tanto a riempire cascine e granai.



Erano anni quelli,a Laveno Mombello,
che la Pasquetta si usava andare a piedi
a Santa Caterina del Sasso Ballaro.

Oppure,se la Pasqua era alta,al Mottarone.

Con i primi Battelli della Navigazione del Lago Maggiore,
si arrivava ad Intra.
Poi,a piedi,su per i monti piemontesi.


Ma questa è un’altra storia,
e la sentiremo un’altra volta.
Assenza,
più acuta presenza.
Attilio Bertolucci, Sirio. 1929

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Parliamo e scriviamo italiano,grazie.

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Re: Pasqua 2009,ricordando quella del '56.

Messaggioda noqot » lunedì 13 aprile 2009, 22:13

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Re: Pasqua 2009,ricordando quella del '56.

Messaggioda Antonio » giovedì 16 aprile 2009, 2:25

;)


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